L’8 dicembre ha giurato, a Berlino, il Governo di Olaf Scholz, ponendo dine così agli anni di Angela Merkel alla guida della Germania.

L’era Merkel, cominciata con le elezioni federali del 2005, rappresenta uno dei cancellierati più lunghi nella storia della Germania Federale, al pari, come durata, al cancellierato di Kohl che portò alla riunificazione della nazione nel 1990. Merkel ha rappresentato simbolicamente la riunificazione della Germania in quanto primo Cancelliere che ha vissuto per lungo tempo nella Repubblica Democratica Tedesca. Un’unificazione che ancora oggi è in corso e che vede un divario tra gli Stati Federali dell’Ovest rispetto all’ex Germania Est non solo in termini di produzione industriale e distribuzione della ricchezza, ma anche dal punto di vista politico in quanto, soprattutto nell’ultimo quinquennio, crescente è la presenza nei Parlamenti Regionali dell’AFD, partito di estrema destra che le forze democratiche nel Bundestag cercano di isolare. Angela Merkel ha saputo creare governi di coalizione, sulla base delle elezioni federali, a maggioranze variabili, governando sia con i Socialdemocratici che con i Liberali. Ha inciso fortemente nelle scelte non solo in Germania, ma anche in Europa, influenzando e costruendo le decisioni più importanti e che oggi regolano la vita dell’Unione.

Rispetto ad un mondo abituato a richiedere decisioni sempre più rapide, forse, agendo in alcuni casi senza aver compiuto le necessarie analisi, la Germania degli ultimi decenni ha assunto e condizionato le risposte a livello continentale sembrando, a volte, eccessivamente attendista.

Sicuramente le critiche maggiori all’operato della Cancelliera arriveranno in particolare dai Paesi dell’area mediterranea, travolti, all’inizio del decennio scorso, dalla “crisi del debito”. Una crisi in cui la Germania ha dovuto trovare un equilibrio soprattutto con l’area rigorista e intransigente per salvare non solo le economie dei Paesi aderenti all’Unione Europea, ma l’Unione Europea stessa grazie anche all’intervento e all’opera di mediazione della Bce guidata allora dal Presidente Draghi.

Anche la crisi generata dall’accoglienza di un milione di rifugiati nell’agosto del 2015 ha rappresentato un punto di svolta per la Germania lasciando aperti, probabilmente, oggi, molti interrogativi rispetto alla gestione dei flussi migratori nel Continente e soprattutto nei rapporti con alcuni Stati, ad esempio la Turchia, chiamati a “contenere” il flusso migratorio verso l’Unione Europea.

L’ultima sfida, quella legata all’emergenza Coronavirus, ha chiuso l’era della Cancelliera e ha rappresentato, per la Germania, una mutazione importante nell’approccio e nelle soluzioni trovate con i Paesi dell’Unione per immaginare la ricostruzione post pandemia.

Oggi, la Germania cambia invece direzione con Olaf Scholz che guiderà un governo di coalizione a tre, inedito per la storia tedesca.

Il Governo Scholz si troverà di fronte alla complessa gestione del “Recovery Fund”, alla gestione delle sfide della transizione ecologica verso un’economia sostenibile e circolare, a dover capire se mantenere la stessa linea della Cancelliera Merkel rispetto alle politiche migratorie e ai rapporti con gli ingombranti vicini quali Russia e Turchia e dovrà procedere verso una sempre più concreta integrazione tra i Paesi dell’Unione. Quest’ultimo aspetto soprattutto sarà di fondamentale importanza nei prossimi decenni: i fatti recenti hanno dimostrato, ancora una volta, quanto sia importante rafforzare la casa comune di tutti gli europei per far fronte alle sfide in corso e che ci attendono nel prossimo futuro. Il Cancelliere Scholz avrà il compito quindi di raccogliere l’eredità di Merkel, cercando non solo di trovare un equilibrio all’interno della coalizione di governo, ma di essere anche spinta e rinnovamento per l’intera Unione Europea.