Negli ultimi anni, numerose sono le correnti di pensiero euroscettiche in tutta Europa: un esempio chiaro è stata la Brexit che ha determinato l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Nel 2020, un sondaggio su pandemia e percezione delle istituzioni, condotto da euronews e dalla società di consulenza Redfield & Wilton Strategies riporta che quasi un cittadino italiano su tre pronto a lasciare l’Europa e convinto che l’appartenenza all’Unione abbia giocato un ruolo negativo nella gestione della pandemia. Con oltre il 60%, che ritiene però necessaria “più Europa” sulle politiche sanitarie. Emerge inoltre che, in caso di referendum sulla permanenza nell’Unione, il 43% degli italiani voterebbe sì, ma il 31% opterebbe per l’uscita e ben il 26% non ha un’opinione. Numeri che si riflettono anche sulla valutazione dell’impatto dell’appartenenza all’Unione nella gestione della crisi: effetti positivi o molto positivi per un terzo degli intervistati, negativi per poco più di uno su tre e praticamente uno su quattro agnostico.

Eppure, dell’Unione Europea, delle sue politiche e responsabilità conosciamo poco. Facciamo spesso confusione tra le istituzioni (Consiglio Europeo, Consiglio d’Europa, Commissione Europea, Parlamento…), sempre pronti a criticare il potere “non esercitato” di questa o quell’altra, senza accorgerci che stiamo in realtà confondendo aree di competenza della politica nazionale o regionale, a quelle dell’UE.

Ma cosa offre l’Unione Europea ai suoi cittadini? Tante sono le politiche in grado di influenzare le scelte dei governi dei 27 stati membri, ma altrettante sono le opportunità rivolte ai cittadini. Peccato però, che molti di questi non le conoscano e non sappiano quindi sfruttarle.

Tra gli investimenti più importanti in termini di programmi di finanziamento, Erasmus+ è una tra le politiche più consistenti e impattanti direttamente sui cittadini. Nasce infatti come programma per avvicinare i cittadini di tutta Europa, farli incontrare e conoscere, con l’obiettivo di abbattere pregiudizi e stereotipi tra le diverse culture.

I principali destinatari sono i giovani, ma non soltanto gli studenti universitari come molti (erroneamente) credono. Il primo programma Erasmus ha infatti acquisito un “+” dall’anno 2014, accorpando tutti i precedenti programmi di mobilità internazionale, rivolti a giovani e adulti inseriti in un percorso formativo. Ora, con il nuovo settennato 2021-27, Erasmus+ si apre sempre più ai cittadini e ai paesi extra-europei.

Ma cosa significa partecipare ad Erasmus+? Il programma valuta i progetti ricevuti, assegnando ai migliori una quota di contributo a fondo perduto, che le organizzazioni della partnership dovranno spendere in azioni di cooperazione tra paesi e gestione delle mobilità internazionali. Erasmus+ quindi diventa opportunità di viaggio, incontro, esplorazione di nuovi paesi e culture, nascita di nuove amicizie, formazione e crescita personale. Tutto (o quasi) rimborsato dai fondi europei. I beneficiari sono giovani, studenti, adulti insegnanti in tutte le scuole di ordine e grado (compresi i corsi per adulti), educatori dei giovani, associazioni sportive e qualunque altro soggetto giuridico interessato a lavorare su una progettualità su scala europea.

Non sono dunque queste opportunità per i cittadini? Investimenti sulle persone che vivono in Europa, volti a migliorarne le competenze e favorire la comprensione del significato dell’essere cittadini di un’unica Europa, attraverso esperienze autentiche e dirette?

Ma ancora non è tutto. Particolari investimenti riguardano i giovani (under 30) ai quali sono dedicate numerose proposte ed opportunità, non soltanto all’interno di Erasmus+ (in cui dal 2021 sono state integrate proposte per i diciottenni, bandi di finanziamento specifici.). Accanto ad Erasmus+, tra il 2016 e il 2019, per volontà Presidente Juncker è andato definendosi il Corpo Europeo di Solidarietà: un programma che permette ai giovani europei al di sotto dei 30 anni di impegnarsi in azioni di solidarietà, anche in attività umanitarie al di fuori dell’UE, sostenendo un’organizzazione non-profit, un’autorità locale, una università o un’impresa privata attiva nella gestione di situazioni difficili per il territorio di riferimento. Esperienze che lasciano il segno nella vita di un giovane e possono fare la differenza nel curriculum vitae, al momento della ricerca occupazionale.

L’associazione bresciana Atelier Europeo si impegna a promuovere queste opportunità, consapevole del fatto che i giovani italiani, seppure potenzialmente interessati a esperienze internazionali, spesso necessitano di un sostegno nella ricerca della scelta più idonea. Siamo infatti convinti che queste opportunità siano passi importanti e necessaria nella crescita dei cittadini più giovani; scelte che possono lasciare il segno e promuovere i valori dell’UE, non a parole e teoria, ma attraverso esperienze autentiche.

Questi sono solo alcuni dei buoni motivi per cui credere che L’Unione Europea possa essere opportunità e non problema. L’Europa ci sostiene e ci supporta da vicino. Basta sapere dove trovarla.

 

 

di Francesca Fiini – Segretaria generale di Atelier Europeo (Brescia)