Le ultime elezioni politiche hanno certificato una diffusa disaffezione dalla politica. Il 63,9% di affluenza registrata lo scorso 25 settembre è la più bassa di sempre per una tornata elettorale nazionale. Il prossimo voto per le comunali a Brescia ci ricorda che l’amministrazione locale ha la responsabilità, da un lato, di riattivare il legame tra vita privata e vita pubblica e, dall’altro, di mitigare la sfiducia che spesso ci fa credere che nulla possa cambiare e che quindi non valga la pena interessarsi, figuriamoci votare.

I fenomeni globali (cambiamento climatico, immigrazione, crisi energetica, pandemie, guerre) provocano sensazioni di impotenza e sfiducia, che a loro volta producono inerzia, come ci ha spiegato il sindaco di Brescia Emilio Del Bono durante l’ultima Fest’Acli. Per quanto possa sembrare paradossale, il comune e gli altri enti territoriali sono il livello amministrativo con la maggiore possibilità di incidere su questi sentimenti negativi, perché hanno la capacità di governare la porzione di fenomeno che compete loro, che è anche quella più vicina al cittadino.

Non sarà un comune a risolvere il problema delle disuguaglianze planetarie, ma può aiutare le fasce più deboli rendendo più accessibili i servizi. Aumentare la quota di raccolta differenziata non basterà a risollevare le sorti del nostro pianeta malato, ma non aumentarla di sicuro le peggiora. Le buone pratiche di accoglienza sul territorio degli immigrati, come è stato fatto con grande generosità a Brescia, non risolveranno il problema epocale di popoli e persone in fuga da fame, crisi climatiche, guerre e povertà, ma rappresentano quel piccolo grande tassello grazie a cui si governano i flussi migratori. La lista di esempi potrebbe allungarsi. Purché – e questa è una condizione che non possiamo non esigere da chi amministra la nostra città – si continui a trovare risposte locali a problemi globali e, parimenti, ci si occupi dei problemi “piccoli” con sguardo “largo”, con visione.

Chi si propone alla guida della nostra città deve prendersi l’onere e l’onore di fare di Brescia un campo di sperimentazione per nuovi modelli di sviluppo. Non è un desiderio azzardato. Brescia lo è stata a più riprese durante la sua storia. Perché non rinnovare questo suo ruolo e giocarlo riprendendosi un protagonismo in Lombardia e in Italia come crediamo che meriti?

Sono le suggestioni che stanno alla base di quello che diventerà il contributo delle Acli al dibattito sul futuro di Brescia, chiamata a votare per le amministrative nella primavera del 2023. Quattro gli aspetti che ci stanno a cuore, su cui vorremmo aprire la riflessione: ambiente, assistenza, cultura e istruzione, partecipazione. In attesa di completare il percorso di animazione che porterà alla versione definitiva del documento, raccogliamo in quattro brevi schede i punti salienti del documento.

SERVIZI SOCIALI

  • La territorializzazione dei Servizi sociali è stata un’intuizione e una scelta certamente positiva che va confermata per una maggiore vicinanza al territorio e alle sue problematiche, per costruire sinergie positive con le realtà organizzate sul territorio. I punti-comunità sono stati un’intuizione importante, che va precisata e perseguita con intelligenza.
  • L’intervento degli enti pubblici e del Comune deve essere rafforzato con l’obiettivo primario di allungare il più possibile il tempo della permanenza della persona anziana nella propria abitazionee nel proprio ambiente di vita, evitando al massimo il ricorso a strutture residenziali.
  • Col supporto del Terzo settore va promosso un forte impegno verso la cittadinanza attiva degli anziani. Chi si trova in pensione pur in una età ancora piuttosto giovane costituisce una straordinaria ricchezza da valorizzare nella città.
  • È opportuna l’istituzione di una figura tipo “amministratore di sostegno” che si affianchi all’assistente sociale e che si prenda cura per un tempo determinato, rinnovabile, della persona gravemente marginale.
  • Aggiornare i modelli abitativi, dare continuità al progetto “Brescia, la mia nuova casa” e aumentare il numero di immobili a disposizione del Comune per le emergenze abitative.

 

AMBIENTE E URBANISTICA

 

  • Le rilevazioni sulla qualità dell’aria sono di competenza non del Comune, ma dell’Arpa, che dipende da Regione Lombardia. Tuttavia il Comune deve esercitare sulla Regione una pressione efficace affinché le rilevazioni siano realistiche e forniscano dati che rispecchino la situazione di fatto, premessa fondamentale per valutare e approntare possibili interventi.
  • Coibentazione ed efficientamento termico degli edifici pubblici, aumento della piantumazione e campagne di sensibilizzazione per promuovere stili di vita più sostenibili con supporto di università, scuole e Consigli di quartiere.
  • Verso una mobilità più sostenibile: progressiva pedonalizzazione del centro storico e aumento delle piste ciclabili. Maggiore integrazione per i mezzi: piedi, bicicletta, monopattini elettrici, tram, metropolitana, bus e pullman di linea, scooter e automobili private. I mezzi sono molti e serve avere un pensiero generale per connettere le diverse possibilità.
  • Attualmente esiste un Plis (parco locale di interesse sovracomunale), l’eventuale istituzione di un Parco regionale che includa tutta la fascia attorno alla città può essere accettata al massimo come obiettivo in tempi medio-lunghi ma, possibilmente, va evitata.

 

CULTURA E UNIVERSITÀ

 

  • Il Comune non ha competenze dirette nell’ambito delle strategie di sviluppo dell’università e della ricerca. Tuttavia di fatto negli ultimi 60 anni la Loggia, con modalità e forme diverse, ha contribuito a rendere Brescia il terzo polo universitario della Lombardia. Si rende necessario che l’amministrazione comunale, in sinergia con la Provincia e gli altri Enti preposti, riprenda un ruolo trainante per le politiche universitarie, anche per ridurre il sempre più evidente distacco con Milano e la Lombardia occidentale.
  • È importante proseguire con la riqualificazione delle periferie, affinché più quartieri vivano una fase di trasformazione positiva del loro luogo di vita, al duplice fine sia di ridurre le situazioni di emarginazione e di degrado sociale sia di valorizzare il contesto sociale e ambientale.
  • Bene il lavoro svolto fin qui su progetti di incentivazione alla lettura (per esempio, Librixia). Va però potenziato il personale delle biblioteche.
  • Rimane aperta la questione del Museo di scienze naturali. Fermo restando che vanno attentamente valutate le condizioni di sostenibilità economica del Museo, è necessario ridefinirne la funzione con idee innovative e, proprio per questo, vanno coinvolti quei soggetti che sono professionalmente impegnati sul tema del contesto ambientale.
  • In castello è ottima l’idea di associare il Risorgimento alla Resistenza, dove al centro troviamo libertà e indipendenza. Va creato un luogo in cui la sperimentazione diventi esposizione delle diverse “resistenze” nel mondo e, in generale, di cosa significhi oggi vivere in contesti di libertà e indipendenza.
  • Il Musil va completato con particolare attenzione alla sostenibilità economica e a un’idea centrale, che potrebbe tradursi nel cambiamento della città e nella “transizione” da un modello di cultura industriale e di lavoro manifatturiero a una città ecologica, digitale, universitaria, colta e sociale, ricca di servizi e opportunità (la cosiddetta Smart City).

 

PARTECIPAZIONE

 

  • Le Acli hanno sostenuto la coraggiosa scelta di istituire i Consigli di quartiere. Esperienza che fin da subito si è dimostrata faticosa, ma anche vitale ed energica. Crediamo che si debba tornare a una declinazione dei CdQ più vicina a quella che è stata nel primo “mandato” con un’intensa attività pubblica e una frequente consultazione e convocazione da parte dell’amministrazione, anche su temi importanti come il bilancio o la raccolta differenziata. L’azione dei consiglieri è stata quindi qualificatae realmente propositiva, come prevede il regolamento.
  • Fare chiarezza sulla sovrapposizione di compiti tra Consigli di quartiere e Punti comunità, che non sono presenti in tutte le zone della città e dovrebbero avere una vocazione specificatamente orientata al welfare e ai servizi sociali.
  • Affiancare ai Consigli di quartiere “personale volontario civico”, che possa sostenere nell’operatività le attività del Consiglio.
  • L’Urban Center è ancora relativamente poco conosciuto in città. Al fine di raggiungere il duplice scopo di essere efficace nei progetti di trasformazione, soprattutto periferici, che farsi conoscere dai cittadini sarebbe opportuno che fosse in grado di decentrarsi e slegarsi dal luogo fisico, che al momento è al centro della sua attività.
  • Vanno valorizzati i luoghi e le occasioni di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte e nella gestione relative al territorio e alla vita sociale. Giudichiamo importante l’esperienza degli osservatori (Alfa acciai, Termovalorizzatore, Ori Martin, Caffaro) e riteniamo utile rilanciare l’esperienza delle consulte.