Il 5 aprile il Senato ha approvato in via definitiva, quasi all’unanimità, una legge che istituisce la “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino”. Ottima idea quella di ricordare gli Alpini, che in tempo di pace operano generosamente ovunque vi sia necessità, specie nei momenti difficili. Tutti abbiamo visto e ricordiamo il loro impegno volontario durante la pandemia per aiutare chi era in difficoltà e la loro presenza nei centri vaccinali. Inoltre in molte situazioni locali il gruppo degli Alpini rappresenta un prezioso fattore di aggregazione, animazione e coesione sociale.

Bene dunque la festa degli Alpini, ma male, malissimo, la data scelta dal Parlamento. La legge stabilisce di ricordare gli alpini il giorno 26 gennaio, al fine di conservare “la memoria dell’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella battaglia di Nikolajewka durante la seconda guerra mondiale”, nonché di promuovere i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano.

Per quanto gli Alpini si siano comportati valorosamente ed eroicamente durante la battaglia di Nikolajewka, non si capisce come il Parlamento abbia tralasciato che la campagna di Russia è stata condotta dall’Esercito Italiano, e quindi anche dagli Alpini, in una guerra d’invasione a fianco dell’esercito nazista, che nel frattempo massacrava il popolo russo e migliaia di ebrei. Il riferimento nel testo della legge ai valori “della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale” appare del tutto fuori posto se riferito alla campagna di Russia e alla battaglia del 26 gennaio 1943, che non furono certo un’azione difensiva, ma una vera e propria aggressione. Che questa data potesse piacere ai nazionalisti e ai neofascisti è comprensibile; Fabio Rolfi ha dichiarato. “La data del 26 gennaio non si tocca”. Ma il resto dei Parlamentari, in particolare quelli del centro sinistra, che faceva? Dormiva? Votava a casaccio? Era assente? Inoltre il 26 gennaio è anche la vigilia della giornata della memoria dello sterminio degli ebrei: una scelta che rischia di gettare il ridicolo sul nostro Paese. Vi immaginate l’imbarazzo degli insegnanti, che il 27 gennaio ricordano agli studenti lo sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti, ma il giorno prima dovrebbero ricordare la battaglia di Nikolajewka, combattuta a fianco dei suddetti nazisti?

Come è comprensibile, ci son state proteste delle associazioni dei partigiani e dei deportati e di diversi storici, ma televisioni e grandi giornali le hanno prevalentemente ignorate. Va ricordato che l’ANPI ha criticato la data del 26 gennaio in un articolo del suo periodico Patria Indipendente, ma non ha deliberato una formale protesta con i suoi organi nazionali.

Per cercare di uscire da questa imbarazzante situazione senza umiliare il Parlamento, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scritto il 6 maggio a Mario Draghi. Pur di cancellare l’orrida e inopportuna data del 26 gennaio, il Presidente sostiene che “appare opportuno assumere in legge la definizione completa del 4 novembre come Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, cogliendo l’occasione per un riordino complessivo delle celebrazioni che valorizzi l’unitarietà delle Forze Armate.” Di conseguenza per il Presidente anche la memoria degli Alpini dovrebbe essere celebrata il 4 novembre. Speriamo che il Parlamento lo ascolti.