Non c’è tempo da perdere. La situazione, come noto, è allarmante e preoccupante. Bisogna intervenire al più presto sui rincari dell’energia che mettono a rischio famiglie e imprese. Ma al di là dei provvedimenti più o meno auspicati in questi mesi di transizione fra l’uscente Governo Draghi e il nascente Governo Meloni (separazione tariffaria fra gas e energia elettrica, tetto al prezzo del gas su base europea, realizzazione di rigassificatori e di nuove linee da paesi terzi non legati all’influenza russa, ecc.), possiamo forse cercare di vedere qualche cosa di positivo in questo problema (che per tante famiglie e aziende è in realtà una tragedia vera).
- Eninstein, Il mondo come io lo vedo, 1931)
Quindi la crisi (energetica) come opportunità: ma per progredire in cosa?
- Sicuramente per imparare tutti a sprecare meno l’energia, razionalizzando ad esempio i tempi e le quantità di calore d’inverno e di condizionamento d’estate, che in molti casi sarebbe anche più sano;
- un’altra opportunità dovrebbe essere quella di convertire, ove possibile, macchine e impianti a bassa efficienza in soluzioni analoghe, ma con minori consumi, a partire dagli impianti industriali obsoleti, all’illuminazione pubblica, fino ad arrivare agli elettrodomestici di casa, diminuendo di conseguenza i costi, il fabbisogno e l’impatto ambientale.
- La terza nota positiva infine sarà l’accelerazione dello sviluppo delle rinnovabili che dovrà essere il cuore di quella “transizione energetica ed ecologica” di cui tanto si parla.
Le energie rinnovabili portano vantaggi economici a famiglie e imprese, oltre che maggiore sostenibilità ambientale, e non dobbiamo pensare solo all’energia solare.
A proposito di buone notizie, parte da Brescia la nuova alleanza siglata tra industria e agricoltura per la decarbonizzazione delle aziende metallurgiche bresciane. Un progetto ambizioso, fortemente innovativo, nato nel 2021 con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 delle nostre acciaierie e fonderie, ma che oggi, alla luce del conflitto russo-ucraino e della crisi del gas, assume una rilevanza doppiamente strategica. In sostanza il progetto al quale aderiscono 13 acciaierie e fonderie bresciane, prevede la sostituzione del gas naturale con carburanti verdi (biometano) sfruttando gli scarti dell’agricoltura attraverso una fitta rete di biodigestori sparsi sul nostro territorio. L’iniziativa porterebbe a una diminuzione del consumo di gas naturale compreso tra 50 e 100 milioni di metri cubi l’anno entro il 2025, vale a dire tra il 20% e il 40% del fabbisogno medio delle aziende.
In questo caso si è riusciti a fare sistema. Mondo agricolo e industria hanno unito le forze in una provincia dove la crisi energetica morde di più, perché tradizionalmente molte imprese bresciane sono energivore. Pensiamo ad esempio alla siderurgia. Servono soluzioni e bisogna trovarle in tempi brevi. Bisogna anche ricordare che già da qualche anno due grandi imprese della città di Brescia: Alfa acciai e Ori Martin, con l’impulso del Comune e di A2A, hanno connesso i loro impianti con il sistema di teleriscaldamento urbano, cedendo il calore di produzione che altrimenti sarebbe stato disperso, alla rete che in definitiva arriva alle utenze. Sono esempi di efficientamento su scala territoriale. Le potenzialità sono enormi. Non solo nell’ottica della decarbonizzazione dell’industria, ma anche per ridurre la dipendenza dal gas naturale importato dalla Russia e da altri paesi. Semmai il problema è dato dal fatto che i tempi in Italia sono invece infinitamente lunghi per colpa della burocrazia. Gli agricoltori hanno presentato in questi anni più di mille domande per la realizzazione di nuovi impianti di biogas e biometano e le pratiche sono ferme da più di due anni in attesa delle autorizzazioni…
Ecco, appunto… un grande progresso sarebbe se comprendessimo che la burocrazia deve accompagnare le innovazioni sostenibili, non ostacolarle.
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