Oggi la parola sostenibilità è entrata con forza nei discorsi quotidiani, nelle trasmissioni televisive, nelle strategie di imprese e Istituzioni impegnate a concretizzare obiettivi in grado di contenere la “febbre del Pianeta”.
L’essere sostenibili rappresenta una delle più grandi sfide per l’umanità intera in quanto presuppone un modello di crescita e progresso totalmente diverso rispetto a quanto abbiamo conosciuto sino ad ora.
L’essere sostenibili presuppone la possibilità di migliorare i nostri stili di vita preservando il Pianeta in cui viviamo ossia tale progresso deve avvenire senza incidere in modo negativo sulle risorse che il nostro Pianeta ci mette a disposizione ogni anno.
Se consideriamo che a livello globale abbiamo terminato le risorse messe a disposizione dalla Terra per l’anno 2021 il 29 luglio è necessario compiere uno sforzo notevole per immaginare un nuovo modo di rapportarsi con il nostro Pianeta.
La sfida globale che stiamo ancora vivendo può rappresentare una grande opportunità per cambiare perché altrimenti, come abbiamo visto con la pandemia, il cambiamento potrebbe essere improvviso, drammatico e ci potrebbe cogliere impreparati.
A questo punto può sorgere quindi la domanda: “La sostenibilità è sempre bella?”
Tale concetto potrà essere positivo se e solo se ci impegneremo a ricostruire non solo ciò che era presente, ma se ci impegneremo a correggere ciò che non funzionava già prima dell’avvento del coronavirus, come ci ricorda Papa Francesco.
Oggi accanto al concetto di sostenibilità è ancora ben presente il concetto di incremento del PIL, come parametro di crescita.
Si rischia però, e probabilmente è già in corso, un effetto rimbalzo, che contempli solo la positività derivante dall’incremento del PIL senza considerare da quali parametri quel dato è composto.
La sfida più grande consisterà nell’elaborare un nuovo modello di sviluppo equo, che possa immaginare una condivisione e una redistribuzione dei beni e delle ricchezze e che possa avere al centro il rispetto e la cura dell’ambiente che ci circonda, per evitare che venga creato un “debito ecologico” in sfavore di poveri e generazioni future.
Il percorso tuttavia è appena iniziato e si preannuncia molto lungo se consideriamo che una delle Regioni Italiane più colpite dalla pandemia, ossia la Lombardia, si trova in ritardo rispetto al raggiungimento dei paramenti intermedi per la neutralità climatica fissati per il 2030.
I numeri e i dati rischiano però di essere fini a se stessi se non saranno seguiti da una reale trasformazione nel modo di concepire l’economia nel suo complesso.
Oggi più che mai abbiamo visto come sia necessario che tutti siano coinvolti in quanto siamo chiamati tutti a vivere e portare un contributo per il miglioramento della vita sul Pianeta che ci ospita.
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