Spinte in avanti e marce indietro

Da qualche anno il Comune di Brescia ha lanciato il progetto della costruzione del tram in città: pochi giorni fa è arrivata la conferma che il progetto sarà finanziato dallo Stato, e quindi ora si passa alla fase operativa. I lavori inizieranno nel 2024 e, da previsione, le corse del nuovo mezzo di trasporto vedranno la partenza nel 2029. Sicuramente un’ottima notizia, che ben si concilia con le speranze e il dibattito delle conferenze sul clima: l’idea infatti è di spostare su mezzi pubblici efficienti parte del traffico veicolare. In particolare per la città di Brescia l’obiettivo è far sì che chi è diretto in città scelga di parcheggiare alle sue porte (o di rinunciare all’auto) e di entrare in città con uno dei mezzi a disposizione: tram, metro o bus.

Il tutto in un contesto tipico dei nostri territori nei quali l’uso dell’auto, pur per brevi tratti, è ancora preponderante: già oggi esistono frequenti e diffuse linee di bus urbani ed extraurbani che però, vuoi per lentezza o inefficienza, vuoi perché non sono mezzi pubblici cool come la metro, sono utilizzati quasi solo da chi non può farne a meno.

Contestualmente sono iniziati i lavori di costruzione dell’autostrada della Valtrompia, opera attesa da decenni e finalmente partita, anche se fortemente ridotta rispetto ai progetti iniziali. Anche qui l’effettiva realizzazione necessiterà di anni di lavori, nella speranza che i problemi ambientali (ad esempio il ritrovamento di discariche abusive lungo il tracciato, come accaduto di recente) non ritardino o compromettano la conclusione dell’opera, che altrimenti rischierebbe di rimanere a metà.

Da un lato opere imponenti che mirano a disincentivare l’uso dell’auto, dall’altro un’altra opera imponente che, seppur nata per la necessità di decongestionare il traffico e facilitare gli spostamenti in particolare dei mezzi pesanti, va di fatto in senso opposto.

Contraddizioni contemporanee

Viviamo un momento di transizione che, come forse è inevitabile, fa emergere molte contraddizioni. Da una parte l’emergenza climatica necessita interventi radicali e urgenti per poter essere affrontata: c’è fretta, non si può aspettare, non si possono sentire i “bla bla bla” perché le decisioni vanno prese subito, o sarà tardi. Dall’altra parte c’è la complessità che deve essere governata: far seguire i fatti alle parole è compito arduo, necessita tempo, dialogo, un lavoro lungo e laborioso. Perché gli attori sono tanti, diversi, non tutti in buona fede. Il clima è di tutti, ma non tutti hanno davvero a cuore il futuro delle prossime generazioni. E ognuno di noi, pur sensibile sul tema, fa in qualche modo fatica a rinunciare alle comodità e alle abitudini dell’oggi. 

Alla politica spetta il compito di decidere, possibilmente bene, e di indirizzare al meglio le risorse economiche (scarse); a noi cittadini, ai gruppi di pressione, alle comunità spetta però il compito di premiare e sostenere la politica che fa scelte forti e orientate al cambiamento, perché fare queste scelte non è facile e l’appoggio popolare è determinante.

Chissà come saranno la città e la nostra provincia nel 2029, quando partirà la prima corsa del tram: magari avremo rinunciato alla seconda auto, avremo tutti la bici (elettrica?) e saremo degli abituali frequentatori di autobus silenziosi e non inquinanti, e il livello di PM10 si sarà finalmente abbassato. Chissà…