Che abitiamo un mondo interconnesso è ormai cosa assodata ai più, e le minacce che quindi rischiano di riguardarci a livello globale saranno sempre di più. Non siamo ancora usciti da una pandemia, e ci ritroviamo sul ciglio di una guerra che solo sulla carta riguarda solo Russia e Ucraina. 

Già la pandemia avrebbe dovuto insegnarci che gli interessi individuali, a volte anche qualche libertà, si possono e si devono ridimensionare se è per un bene collettivo maggiore. Vale anche per la salvaguardia dell’ambiente e i nostri stili di vita personali, così difficili da modificare, ma in fondo così importanti, per ottenere un beneficio letteralmente planetario. Allo stesso modo, la delicatissima situazione internazionale che stiamo vivendo ci ricorda che siamo una comunità di destino, su questa terra, e che per più o meno complesse dinamiche energetiche, politiche, geopolitiche, finanziarie e speculative, la Russia invade l’Ucraina e a noi si raddoppia la bolletta del gas e i carburanti hanno prezzi del 25% più alti rispetto a un anno fa.

Prima dell’invasione, la crisi energetica era già in atto. Questo numero doveva essere dedicata a quella e alla legittima preoccupazione che gli aumenti destavano a imprese e cittadini italiani. In pochi giorni le priorità, non solo editoriali, sono state stravolte, letteralmente “bombardate”. Il Covid è scivolato di molte pagine dalle prime in cui era stato protagonista negli ultimi due anni. I rincari di cui ci si lamentava al bar o col vicino in ascensore non smettono di preoccuparci – ne parliamo anche noi – ma lo facciamo quasi con pudore, più o meno consapevoli che dobbiamo per ora ancora essere grati alla pace che l’Europa ha scelto ormai da decenni. Una scelta che evidentemente non è mai definitiva: come l’amore, va confermata ogni giorno, anche quando costa fatica.

Osservando le immagini delle città e delle famiglie ucraine ugualmente distrutte dalla guerra, dobbiamo allenare la nostra empatia a pensare che sia un prezzo ragionevole per la solidarietà che dobbiamo a un paese che dista meno di mille km da qui e che vorrebbe avere la nostra democrazia e la nostra libertà. E con lo stesso spirito accettare che le sanzioni che abbiamo imposto al paese che ha iniziato questa guerra, la Russia, hanno un costo anche per noi, ancora non facilmente quantificabile.

Questo non significa, però, non prendere le dovute misure per mitigare queste conseguenze che toccano i cittadini italiani e le loro imprese. Lo dobbiamo ai cittadini più fragili, quelli per cui una bolletta più alta comporta rinunce dell’essenziale e non del superfluo, lo dobbiamo a quelli che rischiano di non lavorare più, perché per le imprese è più conveniente fermarsi che produrre a queste condizioni. 

La fraternità che proviamo per il popolo ucraino e per quei cittadini russi che non possono esercitare il dissenso verso una guerra che non condividono non esclude quella per i nostri concittadini in difficoltà.

L’interconnessione è un fatto. La fraternità, una speranza. 

Alla politica toccano le scelte.