L’Europa è sprofondata nel buio pesto di una guerra assurda e ingiustificabile, come lo sono tutte le guerre. L’invasione dell’Ucraina, da tempo pianificata e poi ordinata da un autocrate criminale, è da condannare con tutta la nostra forza. La responsabilità della guerra in Ucraina è tutta di Putin (e ne risponderà certamente alla Storia!), ma la responsabilità della pace è di tutti. E la Storia ne chiederà conto anche a noi.

Nel buio pesto della guerra, tocca all’Unione europea accendere la luce della pace. Sappiamo quanto costa cara l’energia elettrica e forse dovremo imparare a risparmiarne un po’, ma in questo caso non bisogna badare a spese! Serve tutta l’energia della Pace che abbiamo: è la nostra vera potenza. Magari non abbiamo molte altre fonti energetiche e dipendiamo troppo (con responsabilità!) da altri fornitori, ma certo siamo l’unica realtà che può e deve meglio sfruttare la fonte di energia rinnovabile, pulita e sostenibile, che è la pace. 

Accendiamo questa luce, solo così possiamo ritrovarci e riconoscerci. Perché nel buio pesto, ci si perde, si ha paura e si diventa violenti. E si muore. Questa guerra non è solo nei confronti del popolo ucraino, ma dell’intero sistema di valori che fonda la convivenza europea. Il progetto dell’Unione, ancora fragile e incompiuto, nasceva dall’energia del carbone e dell’acciaio, ma soprattutto dall’energia della pace, che sola garantisce libertà e futuro. Nei confronti del martoriato popolo ucraino, violato dalla Russia, l’Unione europea ha reagito compatta,  esprimendo una solidarietà attiva e pragmatica, ma con un’efficacia diplomatica ancora troppo debole. Nel contesto internazionale globale non possiamo più prescindere da una forte e strutturata Unione finalmente politica, che si doti di comuni strumenti di relazioni esterne e di sicurezza. Serve completare il progetto degli Stati Uniti d’Europa.

Per i credenti, la pace è il primo dono del Risorto. Perciò la invochiamo. E pur essendo un dono, sappiamo che  ha anche un costo. Gli investimenti che richiede li conosciamo: cultura, formazione, dialogo, buone regole economiche, giustizia sociale, sostenibilità ambientale, disarmo nucleare. E, soprattutto, fraternità. La pace costa, ma rende. Rende possibile il futuro. Per il resistente e valoroso popolo ucraino il costo della pace equivale al valore della libertà e addirittura alla stessa sopravvivenza. La vita del più debole va sempre difesa e sostenuta. Non solo dopo o durante, anche prima. Non solo qui, ma in tutte le guerre. La pace si prepara con la pace. Con la giustizia sociale e ambientale. Con lo sviluppo sostenibile e integrale, di cui tutti ci dobbiamo sentire responsabili.

La grave emergenza legata all’escalation della guerra in Ucraina sta impartendo una forte accelerazione al processo di transizione energetica, al quale abbiamo dedicato questo numero di Battaglie sociali. Nell’emergenza facciamo tutto quello che si può fare. Ma si tratta di misure a tempo. I combustibili fossili come carbone, petrolio e gas sono fonti transitorie. Al momento sono necessarie per andare avanti, ma non vanno bene per il futuro. E la chiave di tutto è certamente una fortissima accelerazione sulle fonti rinnovabili. La Germania ha deciso di produrre il 100% della sua energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035. Lo scorso anno l’Olanda ha istallato 3 GW fotovoltaici e l’Italia 0,8. Noi siamo troppo indietro e il conflitto in Ucraina ci sta presentando il conto. Dobbiamo agire rapidamente, coerentemente con gli impegni presi e le risorse che ci arrivano dall’Europa per accelerare la transizione verde e in difesa degli interessi nazionali del Paese e del futuro. Che vogliamo alimentare con l’unica vera energia che ci può tenere in vita. L’energia della pace.