La parola sostenibilità è entrata a far parte delle nostre vite in modo sempre più importante soprattutto negli ultimi anni. Molto spesso è associata al concetto di sviluppo e di ambiente. Quante volte abbiamo sentito parlare di sviluppo sostenibile o di sostenibilità ambientale?

Il concetto di sostenibilità non ha però radici molto lontane nel tempo, infatti, la paternità si attribuisce alla Conferenza Mondiale dell’ONU del 1992. L’inizio degli
anni ’90 del XX secolo hanno visto notevoli mutamenti geopolitici, ma è proprio in quel contesto che si comincia a prendere coscienza di quanto sia necessario prevedere dei modelli di progresso che consentano non solo alla generazione protagonista di quel momento di vivere, ma anche alle generazioni future. È come se si passasse dalla continua ricerca del prevalere sull’altro alla necessità di trovare un riequilibrio sociale, economico e ambientale.

A quasi 30 anni da quel 1992 sono stati individuati molteplici settori di intervento e molteplici obiettivi da raggiungere, in particolare, entro il 2050, tuttavia è proprio con gli sconvolgimenti che il Pianeta sta ancora vivendo a causa della Pandemia di Covid che si rende necessaria una ripartenza basata attorno a modelli di sviluppo finalmente sostenibili attenti all’ambiente e all’uomo. La pandemia, infatti, rischia di acuire in modo sensibile la povertà e il divario tra coloro che già soffrono per le diseguaglianze socio-economiche, penalizzandole rispetto all’accesso delle corrette informazioni e in merito all’accesso alle cure.

L’equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale diventa e diventerà sempre più determinante per ideare modelli di sviluppo in grado di dare una continuità e un futuro alle generazioni presenti e future. Partire, però, dalla sostenibilità sociale sarà il primo passo per raggiungere gli obiettivi più generali di cui tanto abbiamo sentito parlare in questi mesi.

In questo anno le nostre comunità sono state oggetto di numerose tensioni a partire dalle difficoltà delle famiglie che hanno dovuto imparare a vivere per lungo tempo in spazi a volte molto contenuti in particolare nelle grandi città e che si sono dovute confrontare con un futuro sempre più incerto e con difficoltà importanti in termini di prospettiva.

La scuola e le Università hanno dovuto fronteggiare la pandemia elaborando nuove forme di didattica, ma sarà proprio da questi luoghi che bisognerà non solo ripartire, ma anche investire per consentire di ridurre le diseguaglianze. Un accesso più equo all’istruzione di qualità consentirà di ridurre le disparità in quanto sarà possibile riattivare il cosiddetto ascensore sociale che oggi diventa fondamentale per consentire ad una società di ideare un modello di sviluppo equo.

Vi è quindi bisogno di più coesione territoriale, soprattutto nell’immaginare servizi condivisi che possano essere di facile accesso per la popolazione più fragile.
Il progresso necessario delle tecnologie e il miglioramento dei servizi deve infatti tenere presente, soprattutto in ambito pubblico, quanto sia importante che l’informazione piuttosto che le attività possano raggiungere ed essere comprese e usufruite da tutte le persone. Solo in questo modo, facendo ricorso anche alle innumerevoli risorse in termini di volontariato presente nel nostro Paese sarà possibile pensare ad un modello sostenibile di equilibrio sociale che possa aiutare a realizzare città sostenibili e con disparità sempre minori.