È ancor prima della nascita di questo organismo intermedio, cioè dal 2014, che le Acli bresciane guardano con interesse ai Consigli di Quartiere come esperienza di partecipazione che potesse riempire il vuoto lasciato dall’eliminazione delle Circoscrizioni. Quando l’Amministrazione eletta nel 2013 li ha istituiti, dopo un lungo dibattito consiliare, abbiamo salutato con favore questa scelta coraggiosa che si è da subito dimostrata faticosa, ma anche vitale ed energica.

Siamo ormai giunti al secondo mandato dei 33 consigli di quartiere, e si possono già fare alcune considerazioni che speriamo possano essere costruttive e utili per il continuo miglioramento di un organismo che, si può dire, resta sperimentale e soggetto alle fluttuazioni che le diverse interpretazioni delle altrettante personalità e sensibilità che la vivono possono causare. Come dire: non essendoci un vero copione, ma solo un canovaccio, lo spettacolo dipende dagli attori in scena.

Le prime differenze si possono notare già tra il primo e il secondo “mandato” dei CdQ. Il primo turno si caratterizzava per una intensa attività pubblica e una frequente consultazione e convocazione da parte dell’Amministrazione, anche su temi importanti come il Bilancio o la raccolta differenziata. Un vero tramite tra cittadini e Loggia. L’azione dei consiglieri era quindi qualificata e realmente propositiva, come il Regolamento prevede. Quello che si sta verificando in questo secondo mandato è invece un po’ diverso, in parte per influenza del Covid19 che ha messo in campo bisogni nuovi e non prevedibili. Infatti in questi ultimi due anni l’attività dei Consigli di Quartiere si è fatta molto intensa e operativa (si pensi alla consegna delle mascherine casa per casa, nelle prime settimane di pandemia). Un’attività preziosa e che ha reso forse più visibile ai cittadini l’operato dei consigli stessi, ma che forse non corrisponde allo scopo per cui i consigli sono nati.

Forse, ci chiediamo, c’è un po’ di confusione e sovrapposizione di compiti tra i Consigli di Quartiere e i Punti di Comunità? Questi però non sono presenti in tutti i quartieri e avrebbero una vocazione specificatamente orientata al welfare e ai servizi sociali, operano attraverso numerosi volontari per orientare i cittadini tra i servizi comunali e migliorare la vita del loro territorio. Questa incertezza sui ruoli crea inevitabilmente attriti tra persone che, dall’una e dall’altra parte, dedicano il loro tempo e vorrebbero vedere la loro attività riconosciuta e avere competenze chiare. La revisione del Regolamento purtroppo non ha portato chiarezza su questo punto.

Il rapporto con l’Amministrazione e in particolare con la Giunta è generalmente positivo e tempestivo per quanto riguarda la risoluzione dei problemi, ma meno aperto quando si tratta di accogliere nuove proposte che tuttavia dovrebbe essere parte del carattere propositivo dei Consigli di Quartiere. Non manca la buona volontà di interagire con questo organismo, non più nuovissimo, ma ancora forse in cerca di sé stesso. Forse però è stato sottovalutato a monte lo sforzo che l’interazione tra Consiglio Comunale, Giunta e Consigli di Quartiere avrebbe causato.

L’esperienza di questi anni speriamo sia utile per migliorare sempre di più questo strumento che è innegabilmente, quello sì, palestra di partecipazione e impegno per il proprio territorio. Centinaia di consiglieri dedicano il loro tempo al quartiere, perché anche quelli più lontani dal centro non diventino “periferie”. In alcuni casi i CdQ sono anche una vera palestra di politica amministrativa. In questo c’è un meccanismo fisiologico – in questo periodo di disaffezione alla politica anche auspicabile – quando non diventa patologico, di sola ricerca di visibilità. Riteniamo e speriamo tuttavia che questo secondo fenomeno sia in fondo residuale.

Ultimo aspetto, non secondario, è legato al budget di spesa, che i Consigli di Quartiere di fatto non hanno e che rende più faticosa l’attività di chi cerca di impegnarsi per il proprio territorio. È materialmente e fisicamente faticosa, perché, concretamente, non ci sono i soldi nemmeno per realizzare e distribuire i volantini delle iniziative e quindi i consiglieri lo fanno spesso di loro pugno e con le loro gambe. È davvero così che vogliamo disperdere queste preziose energie? Li ringraziamo, in ogni caso, anche per questo, e in generale per il lavoro svolto fin qui. Tutti loro sono frutto di una scommessa – secondo noi con bilancio tutto sommato positivo – che però non è conclusa e su cui non si può interrompere la riflessione, perché tanto c’è ancora da sistemare, per renderla solida e organica ai meccanismi comunali.