Che la Sanità fosse uno dei pilastri della società civile lo sapevamo anche prima. Ma negli ultimi due anni di pandemia sono emersi in maniera lampante tutti i limiti del settore. Il problema di fondo è sempre lo stesso: i fondi. La buona notizia è che forse ci sono: la sanità italiana ha a disposizione 15,63 miliardi di euro della “Missione salute” del Pnnr a cui si aggiungono altri 4,6 miliardi di React-Eu e i fondi del Fondo Nazionale Complementare. Una somma importante che si può investire in tecnologie che possono trasformare anche gli edifici sanitari e socio-sanitari in “smart buildings” a misura d’uomo, con vantaggi per tutti, con maggiore efficienza energetica e con conseguente minore dipendenza da variabili di costo imprevedibili come i rialzi di prezzo delle fonti energetiche.
Le strutture sanitarie, che sono storicamente spesso molto esigenti dal punto di vista energetico (climatizzazione, riscaldamento, sterilizzazione e sanificazione, monitoraggi sanitari e illuminazione diffusa) oggi possono diventare iper-efficienti, digitalizzate, sostenibili e maggiormente centrate sulle esigenze delle persone. La chiave di tutto è l’impiego di piattaforme digitali che permettono non solo di gestire in modo più efficiente l’energia e tutti i sistemi – risparmiando risorse economiche che in una Rsa o un ospedale possono essere riversate sulle attività di cura – ma anche di rendere questi ambienti più flessibili e più resilienti. Sono gli edifici del futuro, in cui le tecnologie mettono al centro il benessere, la produttività e la sicurezza di chi ci vive e lavora, e permettono di farlo anche riducendo l’impatto ambientale.
Nell’efficientamento energetico e nell’eliminazione degli sprechi si può intervenire in maniera massiccia. Scelte virtuose e concrete di “smart hospital” in Italia passano dall’adozione di tecnologie per innovare gli impianti di building management preesistenti, dal ricorso a sistemi si produzione di energia da fonti rinnovabili, dall’utilizzo diffuso dell’intelligenza artificiale e anche dalla partecipazione a “comunità energetiche” dove, da un lato si mette in comune l’energia autoprodotta tramite il sistema delle smart grid e dall’altro si fanno gruppi di acquisto fra ospedali, Rsa e cliniche per fare approvvigionamenti di energia e gas più convenienti e più razionali.
Oggi le tecnologie impiantistiche e digitali possono essere molto avanzate e avere funzionalità innovative che consentono una regolazione ancora più intelligente e integrata dei sistemi. Le innovazioni si estendono anche agli ambienti più delicati, come le sale operatorie. Qui la qualità e quantità di aria immesse sono soggette a normative ben precise; grazie al digitale i sistemi di regolazione possono essere gestiti al meglio, evitando anomalie, ma allo stesso tempo si può risparmiare energia quando gli spazi sono inutilizzati. E tutto questo fa bene anche all’ambiente. Operazioni di questo tipo riducono pesantemente le emissioni di CO2 e generano un risparmio su gas, elettricità e manutenzione. Tutto denaro che può essere investito in ulteriori miglioramenti per tutta l’utenza.
Un elemento importante di questi progetti è il fatto che si possa e si debba intervenire su edifici esistenti, talvolta “storici”. La gran parte del patrimonio edilizio italiano, in tutti i settori, è fatto di strutture di epoche in cui il concetto di risparmio energetico, l’idea di funzionalità alle esigenze delle persone non erano quelli di oggi. Il valore aggiunto di piattaforme per creare gli edifici del futuro è che consentono di intervenire nei contesti più diversi creando un percorso virtuoso di efficienza e sostenibilità.
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