Le conseguenze che la nostra dipendenza dal gas russo, e non solo, sta causando le conosciamo e le abbiamo ampliamente descritte in questo numero. Cerchiamo di capire se esistono risposte nuove e, soprattutto, sostenibili per le nostre comunità e per l’ambiente. La sfida della transizione ecologica pone di fronte a tre problemi collegati tra di loro. Il primo è quello dell’inflazione trainata dal prezzo del gas, fortemente aumentato a causa della guerra e della dipendenza energetica. Il secondo, conseguenza dell’aumento del prezzo dell’energia, è l’impatto sulla povertà energetica (le famiglie che hanno problemi nel pagare la bolletta) e sui costi delle imprese. Il terzo è appunto l’emergenza climatica. Una risposta importante ed efficace su tutti e tre i fronti è quella che può derivare dalla nascita delle “Comunità energetiche”, incentivata nel Pnrr da un fondo di 2,2 miliardi che ha l’obiettivo di contribuire ad abbattere la spesa da interessi nell’investimento. 

Non si riducono a una scelta tecnica, ma sono un modo concreto di riaffermare “l’ecologia integrale” proposta dalla Chiesa come nuovo modello di sviluppo umano e sostenibile che ha anticipato le agende dei Governi del mondo sull’urgenza di guarire il pianeta dalle minacce del riscaldamento globale, dall’inquinamento e delle tante dimensioni dell’insostenibilità ambientale. Sono, inoltre, un segno della conversione personale e sociale che Francesco ha proposto nell’Enciclica Laudato si’ nel 2015, quando ha tracciato una direzione per ridare senso e alternativa in un quadro di economia integrale a una idea di ambiente che poneva in conflitto sviluppo e sostenibilità, crisi ambientale e crisi sociale, globale e locale. Con le “Comunità energetiche”, gruppi di cittadini e d’imprese possono creare vaste alleanze di pratica e diventare prosumer installando capacità produttiva da fonti rinnovabili e realizzando tre benefici: la riduzione del Pag. 4 costo totale della bolletta (esclusi gli oneri di sistema) fino al 30%; i premi per l’autoconsumo fissati dal governo e la vendita al gestore dell’energia per l’immissione in rete dell’eccedenza di energia prodotta e non autoconsumata.

La sfida della transizione ecologica pone di fronte a tre problemi collegati tra di loro. Il primo è quello dell’inflazione trainata dal prezzo del gas, fortemente aumentato a causa della guerra e della dipendenza energetica. Il secondo, conseguenza dell’aumento del prezzo dell’energia, è l’impatto sulla povertà energetica (le famiglie che hanno problemi nel pagare la bolletta) e sui costi delle imprese. Il terzo è appunto l’emergenza climatica. Una risposta importante ed efficace su tutti e tre i fronti è quella che può derivare dalla nascita delle “Comunità energetiche”, incentivata nel Pnrr da un fondo di 2,2 miliardi che ha l’obiettivo di contribuire ad abbattere la spesa da interessi nell’investimento. 

Non si riducono a una scelta tecnica, ma sono un modo concreto di riaffermare “l’ecologia integrale” proposta dalla Chiesa come nuovo modello di sviluppo umano e sostenibile che ha anticipato le agende dei Governi del mondo sull’urgenza di guarire il pianeta dalle minacce del riscaldamento globale, dall’inquinamento e delle tante dimensioni dell’insostenibilità ambientale. Sono, inoltre, un segno della conversione personale e sociale che Francesco ha proposto nell’Enciclica Laudato si’ nel 2015, quando ha tracciato una direzione per ridare senso e alternativa in un quadro di economia integrale a una idea di ambiente che poneva in conflitto sviluppo e sostenibilità, crisi ambientale e crisi sociale, globale e locale. Con le “Comunità energetiche”, gruppi di cittadini e d’imprese possono creare vaste alleanze di pratica e diventare prosumer installando capacità produttiva da fonti rinnovabili e realizzando tre benefici: la riduzione del Pag. 4 costo totale della bolletta (esclusi gli oneri di sistema) fino al 30%; i premi per l’autoconsumo fissati dal governo e la vendita al gestore dell’energia per l’immissione in rete dell’eccedenza di energia prodotta e non autoconsumata.Regione Lombardia, attraverso una legge specifica, promuove la nascita di queste reti tra cittadini, attività commerciali, autorità locali, imprese che si uniscono per dotarsi di impianti di per la produzione, l’autoconsumo e la condivisione di energia da fonti rinnovabili. Un’iniziativa innovativa, che struttura un meccanismo per superare il concetto di produzione e immissione solo ed esclusivamente in rete dell’energia elettrica prodotta, arrivando a stimolare l’autoconsumo, ma, cosa ancora più importante, la condivisione di energia prodotta attraverso fonti rinnovabili. Inoltre, tali interventi possono incentivare la creazione di vere e proprie comunità anche di tipo cooperativo che possano mettere in relazione cittadini, imprese e anche istituzioni. Un primo esempio di progettualità in tal senso guidato da un ente pubblico è rappresentato dal Comune di Rudiano dove il progetto si concentrerà sulla sede comunale attraverso l’installazione di sistemi di accumulo che coinvolgeranno anche i privati, per arrivare ad una Rudiano che possa produrre e consumare energia elettrica tale per cui si possa abbattere del 30% il costo dell’energia elettrica.

Il progetto è stato presentato dal Sindaco che ha evidenziato come il progetto miri a unire l’ente pubblico, le imprese e le famiglie non solo per produrre e mettere in circolo energia elettrica, ma anche per fornire una risposta concreta, dal basso e di comunità ad un problema, il caro energia, che incide fortemente su tutti noi.

A livello regionale , dove è stato previsto un investimento di 22 milioni di euro per il prossimo triennio, l’obiettivo è di stimolare la creazione di almeno 6000 comunità energetiche in grado di ridurre la dipendenza di energia elettrica soprattutto dall’estero.