Ingiustizie e caporalato in agricoltura

L’Istat ha confermato che i prezzi dei beni di consumo e l’inflazione hanno ripreso a crescere. Di conseguenza per l’ampia parte economicamente meno solida della popolazione l’aspetto fondamentale che ispira gli acquisti dei prodotti e il carrello della spesa, in particolare nel settore alimentare, è il prezzo basso, pure se combinato a una qualità accettabile. Seguendo questo principio e le varie offerte della grande distribuzione, quando scegliamo un prodotto in promozione a un prezzo ultra scontato, difficilmente ci chiediamo se il termine “sottocosto” tanto reclamizzato riguarda il venditore o il produttore e chi, tra i due, ci guadagna o ci perde. 

Fino a oggi era la grande distribuzione a fissare i prezzi di acquisto dei prodotti agricoli con il sistema delle doppie aste al ribasso, svolte elettronicamente, con la richiesta della GDO ai produttori di indicare per un certo prodotto il loro prezzo di vendita. Dopo aver scelto il prezzo più basso, si indiceva subito dopo una seconda asta al ribasso partendo dal prezzo inferiore precedentemente indicato dai produttori. Le aste erano utilizzate per prodotti come passata di pomodoro, olio, caffè, legumi, conserve di verdura. Questo metodo negli anni ha costretto i produttori a competere selvaggiamente per riuscire a fare contratti con la grande distribuzione, spingendo i prezzi sempre più verso il basso, con effetti dannosi su agricoltori e braccianti. Ora finalmente tutto questo dovrebbe essere finito grazie al recente Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 198, approvato in Consiglio dei Ministri e con entrata in vigore prevista il 15/12/2021. Un provvedimento in materia di “pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare nonché in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari” che si è reso necessario come sostegno ai produttori agricoli, in un particolare momento di forte crescita dei costi delle materie prime necessarie alla produzione. 

Sono norme che, combinate alla legge 29 ottobre 2016 n. 199, porteranno benefici alla lotta di contrasto al caporalato e alla piaga dello sfruttamento dei braccianti in agricoltura, situazione purtroppo molto diffusa, con il lavoro agricolo svolto da centinaia di migliaia di braccianti agricoli in pessime condizioni, addirittura in situazioni di semi-schiavitù, costretti a lavorare in condizioni inumane e retribuiti con paghe di pochi euro al giorno. Non possiamo dimenticare i lavoratori italiani e stranieri morti di fatica a causa delle estreme condizioni in cui i caporali li obbligano a lavorare, perché tutto questo ci riguarda: è la nostra Costituzione che impone di tutelare i lavoratori. 

E noi consumatori dovremmo recitare un “mea culpa” quando, per rincorrere il massimo risparmio, a volte insensato, assecondiamo certe campagne commerciali mirate a generare grandi profitti alla distribuzione, ma che bene non fanno al sistema della produzione agricola né ai suoi lavoratori.