Nelle società moderne che si fondano sul principio di uguaglianza si cerca di ridurre le diseguaglianze e riconoscere i diritti fondamentali dei cittadini con un insieme di norme e di atti concreti che vengono genericamente indicati con il termine di welfare (state) o stato sociale. Con esso ci si propone di fornire e garantire diritti e servizi sociali, ad esempio: assistenza sanitaria, pubblica istruzione, indennità di disoccupazione, sostegno economico in caso di stato di povertà o bisogno, pensioni e previdenza sociale, accesso alle risorse culturali, ecc. Questi servizi vengono erogati attingendo alle risorse pubbliche, attraverso la cosiddetta spesa sociale. Nei Paesi, come l’Italia, tali risorse vengono attinte in buona parte attraverso il prelievo fiscale, progressivo, in funzione del reddito. È però l’intera società, e non solo lo Stato, che dovrebbe farsi carico del benessere di coloro che in essa vivono.

La crisi economico-finanziaria che si è acuita nel 2008 e le politiche di austerità che ne sono conseguite hanno avuto un effetto di grande impatto su tutti i sistemi di welfare degli stati membri dell’UE, spingendo i governi a ridurre le risorse destinate al welfare e a tagliare questi servizi. Si rende, perciò, necessario ricorrere a strategie alternative o complementari al sistema di welfare pubblico, indirizzando l’attenzione verso nuove forme di collaborazione tra settore pubblico, società civile e privato. 

La riforma del terzo settore

La riforma del terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale, va in questa direzione riconoscendo l’importanza del terzo settore, anche a parziale compensazione dell’arretramento dell’intervento pubblico.

Con l’entrata in vigore di tale riforma si è cercato di sostenere e potenziare il sistema sociale dei servizi. La lunga crisi non solo economica innestata dalla pandemia ha messo in evidenza le carenze e le difficoltà del sistema pubblico a fornire risposte adeguate. L’esempio più clamoroso è rappresentato dalla sanità con una disomogenea tutela tra le diverse regioni e una generale difficoltà a garantire una presenza territoriale capillare. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resistenza (PNRR) il Governo utilizzando fondi di derivazione europea si è proposto di intervenire per affrontare tali carenze che si registrano anche nel campo sociosanitario e della tutela della non autosufficienza. Nella Regione Lombardia è in corso in questi giorni l’approvazione di una modifica della legge di riforma sanitaria vigente che dovrebbe recepire le indicazioni del governo e dare un ruolo anche al terzo settore. Staremo a vedere come questo avverrà, tanto più che le critiche alla bozza di modifica sono numerose. Vi sono però altri temi che meritano attenzione, come la modifica del sistema pensionistico oggi al centro di un dibattito tutto concentrato sull’età pensionabile, quando il vero tema resta la copertura pensionistica delle giovani generazioni. 

In questi giorni inoltre è in corso di revisione il cosiddetto reddito di cittadinanza il cui difetto principale, anche a di là dei casi di abuso, è stato finora quello di essere uno strumento carente nella tutela dei più poveri. Infine dal 2022 entra a pieno regime l’assegno unico universale che rappresenta un punto di partenza importante per il sostegno alla genitorialità.

La revisione del welfare è in corso e come Acli non potremo che seguirla con attenzione.