L’attuale crisi mondiale ha provocato uno shock all’intero sistema socio-economico-culturale, ha evidenziato tante incrinature e mostrato tutta l’impreparazione e la fragilità dell’intero apparato culturale e religioso. 

Un declino che sembra per certi aspetti inarrestabile e richiede un impegno non solo strutturale ma soprattutto educativo. Chiede creatività, rinnovamento, per ridare fiato a un nuovo umanesimo calpestato da un individualismo smodato e sprezzante. Chiede un nuovo stile di pensiero, di azione, di presenza che passa attraverso il lavoro dell’educare. Educare alla vita, al servizio, alla gratuità nel contesto di una società post-secolare e post-cristiana. L’educazione a una nuova cittadinanza più consapevole e responsabile! 

È il perno su cui tutto il processo di ricostruzione si fonda. Attraverso una educazione alla cittadinanza che coinvolge tutti gli ambiti disciplinari si può recuperare lo slancio necessario ad affrontare la sfida epocale della globalizzazione, della secolarizzazione, della digitalizzazione e della riorganizzazione economica, ecologica, sociale, politica. Una sorta di Stati generali dell’educazione per ritrovare quelle fonti, classiche e cristiane, da cui la nostra storia è partita e sulle quali, attraverso conflitti indescrivibili, è stato costruito il nostro sistema.

È anche educazione a una fede adulta, matura, responsabile, aperta al dialogo e al confronto, capace di vedere, di comprendere e di incarnare nella storia del nostro tempo i segni dei tempi che il Concilio Vaticano II ha lasciato in eredità. Pena: una fede edulcorata, scialba, destinata alla marginalità e all’irrilevanza. È un’educazione a uscire dal virtuale e a guardare in faccia la realtà, con le sue ferite e i suoi sogni, con le sue derive e i suoi traguardi.

È il lavoro di un’educazione che riprende in mano, con umiltà e fiducia, con serietà e ottimismo, il “progetto” per la costruzione di una società consegnata alla partecipazione, alla corresponsabilità, all’onestà intrecciata dei valori umani e cristiani che sono a base e fondamento del vivere civile.

Un lavoro immane, sproporzionato rispetto alla capacità di influenzare i comportamenti e le scelte delle masse, ma indispensabile per dissetare il grande deserto della città degli uomini.

È la sfida che il cristiano oggi ha davanti a sé per dare senso alla propria fede in un mondo post-religioso, per offrire risposte significative all’uomo contemporaneo. 

Buon lavoro!