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L’occasione da non perdere

Se ne parlava da tempo, ma dopo il triste momento di Covid-19, con il suo seguito di vittime, la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana è diventata una necessità. Già il Comitato guidato da Vittorio Colao aveva evidenziato la necessità di costruire un’alternativa al ricovero in RSA. Così il ministro della Salute Roberto Speranza ha istituito con decreto, nel settembre scorso, una Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana. A presiederla è stato chiamato Mons. Vincenzo Paglia, Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia insieme a illustri personalità del mondo scientifico e sociale. La Commissione ha il compito di formulare proposte per la riorganizzazione del modello assistenziale sanitario e sociosanitario dedicato alla popolazione anziana, per favorire una transizione dalla residenzialità a servizi erogati sul territorio e ridefinire il continuum assistenziale. Inoltre ha il compito di formulare proposte per l’efficientamento dei percorsi diagnostici e terapeutici, quali ad esempio il passaggio dalla struttura ospedaliera al trattamento ambulatoriale e domiciliare. Infine formulare proposte per accrescere la qualità dell’assistenza, nonché l’accessibilità alle prestazioni per fornire una risposta di prossimità ai bisogni assistenziali.

Alle linee guida ministeriali sono seguiti per ora 4 contributi, dal mondo dell’assistenza, dalla Pontificia Accademia per la vita, dall’Università Bocconi, dal Network Non Autosufficienza. A fronte di alcune tematiche condivise quali, le carenze del settore e le necessità di coordinare la filiera dell’offerta anche nell’integrazione istituzionale tra ambito sanitario e sociale, le visioni tra i soggetti del settore non sempre sono concordi. Credo si debba evitare la contrapposizione tra sostenitori delle RSA e quelli della domiciliarità, con il rischio che il punto di vista e le esigenze dell’utente e della famiglia rimangono marginali. È però necessario lo sforzo di un maggiore sviluppo della domiciliarità e credo che le professionalità sviluppate nelle RSA possano dare un notevole contributo alla riforma del settore orientato al domicilio. Su quale modello costruire questo nuovo ambito ancora non è chiaro. Una volta il modello di riferimento erano i Paesi nordici. Con il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) l’occasione di una riforma complessiva è a portata di mano. Giustamente l’idea fondamentale è la territorialità, la prossimità. Occorrerà ricondurre a efficienza tutta quella serie di soggetti e ruoli che oggi sentiamo ma tra cui forse, non riusciamo ancora a mettere ordine: RSA, Casa della salute, Infermiere di quartiere, Ospedale di comunità, medico di medicina generale, poliambulatori, badante. Le risorse nel PNRR nei capitoli inclusione-coesione e sanità, per il welfare di comunità si contano circa 16-17 miliardi. Non possiamo pensare che la riforma si traduca in pochi aggiustamenti, ma dovrà essere “qualcosa di molto di più” come vorrebbero tanti anziani e utenti. Con l’aiuto dell’Europa abbiamo l’occasione di recuperare i ritardi strutturali del nostro sistema Paese.