In alcuni post pubblicati sul blog di Battaglie Sociali abbiamo iniziato a porre il tema della natalità e della genitorialità. Si tratta di argomenti molto ampi e delicati, ma allo stesso tempo attualissimi e di cui pensiamo sia necessario parlare quanto più possibile.

Da un lato il tema della natalità (https://www.battagliesociali.it/2021/04/28/emergenza-figli-21/) è quanto mai urgente, e per fortuna se ne inizia a parlare (forse non abbastanza) anche in ambiti governativi e legislativi, speriamo con sempre più forza. Dall’altro lato, il connesso tema della genitorialità (https://www.battagliesociali.it/2021/05/06/amore-e-performance-per-mamme-4-0/), con particolare attenzione all’effettiva parità di genere in una società che, nonostante le parole, a volte dimostra di essere ancorata a un passato di divisione dei ruoli che pensavamo superato.

In questo contesto potrebbe essere visto come secondario un altro tema, anche questo sempre più attuale: quello dei figli che non arrivano anche per chi, aldilà della situazione economica e sociale, i figli li vorrebbe ardentemente. Sono sempre più numerose infatti le coppie che sono alla ricerca dei figli ma che scoprono che dirlo non è come farlo. Il desiderio di avere un figlio può far conoscere una realtà forse ai più sconosciuta o solo sentita nominare: i problemi di fertilità.

L’inquinamento ambientale, i cibi che mangiamo, lo stress lavorativo, l’innalzamento dell’età in cui si inizia a cercare la prole sono tutti elementi che hanno portato a un peggioramento della situazione, con una sempre più ampia diffusione di problemi di fertilità nelle coppie. È un tema delicato, che può essere difficile da affrontare anche nella stessa coppia, e quindi a maggior ragione è complicato parlarne in un ambito più ampio. Le coppie che vivono questa situazione si sentono spesso sole, senza sapere di essere in ottima e ampia compagnia.

A complicare la situazione, non di rado si vivono anche i pregiudizi di genere secondo i quali, in linea di massima, se i figli non arrivano il problema è della donna: il “maschio”, almeno inizialmente, è uno spettatore esterno, e solo dopo un po’ (a volte purtroppo dopo molto) si mette in discussione. I dati dicono che la fertilità si riduce con il passare degli anni, e che il problema è tanto maschile quanto femminile: quindi la tempestività nelle diagnosi di eventuali problematiche è un fattore importante.

Molte coppie, prima o dopo, decidono di incamminarsi nei percorsi di fecondazione assistita. Non mi soffermo sulle tecniche e sui dettagli di queste procedure: vale però la pena sottolineare come questi percorsi non siano leggeri né semplici da affrontare, soprattutto perché la “garanzia” della riuscita non c’è e, nei vari tentativi, può passare anche molto tempo (e molte lacrime e delusioni). E seguire un percorso piuttosto che un altro comporta scelte e decisioni morali ed etiche molto importanti, che quindi appesantiscono ulteriormente il fardello.

Il sistema sanitario tuttavia è abbastanza preparato e organizzato (con qualche distinguo tra nord e sud) rispetto a questi percorsi, perché la problematica è ormai diffusa e affrontata da molti anni. Tuttavia, se vogliamo ripopolare il nostro bel paese di bambini, dobbiamo pensare a favorire e accompagnare, anche dal punto di vista psicologico e con un passo avanti culturale, anche chi vive percorsi “accidentati” e non lineari, affinché non senta, oltre al peso della sua situazione, anche il peso del “giudizio” degli altri.