Nel quotidiano gioco della politica del “governo di tutti” assistiamo a piccole o grandi schermaglie, nelle quali i partiti cercano di barcamenarsi tra l’ostentazione della fiducia in Draghi e nel governo, e la battaglia politica sulle idee e proposte che tengano legato l’elettorato.

In questo scenario, alcune settimane fa c’è stato un confronto a distanza tra Draghi e Salvini, confronto che ha lasciato apparentemente stupito il presidente del consiglio che ha commentato con la frase “fatico a capire” il comportamento del leader leghista in merito alle riaperture delle attività commerciali, sul quale Salvini era andato di fatto contro le comunicazioni e le decisioni dello stesso governo, di cui pure fa parte.

Come sempre la sintesi migliore ce la danno i comici: Crozza, imitando Draghi, ha ripreso la questione. Il Draghi-Crozza, dopo aver detto appunto che “fatica a capire”, ha spiegato che non si spiega come anche in questa fase pandemica le forze politiche non riescano a ritrovarsi su scelte di “buon senso” ma debbano comunque continuare a ricercare il “consenso”.

Ecco il punto. Nel governissimo attuale ogni forza politica ha dovuto rinunciare a qualcosa pur di consentire la nascita di un governo: eppure non si tratta di un sacrificio fatto per estrema generosità, ma soprattutto di una scelta necessaria alla luce della frammentazione politica. E anche lo schieramento di centrodestra che, dai sondaggi, sarebbero potute risultare vincitore, non hanno avuto la forza di insistere per il voto, visto che l’attuale situazione emergenziale è molto complicata da gestire per tutti.

Però questa situazione non fa altro che danneggiare la reputazione e la credibilità dei partiti, e quindi della politica: se nei momenti difficili o complicati la soluzione viene sempre dall’esterno (un tecnico, un non-politico, un soggetto delle istituzioni) significa che la politica non riesce ad esprimere personalità all’altezza, e quindi non è abbastanza autorevole né competente.

Quindi tutti a lodare Draghi, il suo carisma, la sua autorevolezza, anche se poi guardando i provvedimenti, alcune scelte sono simili a quelle prese dal governo precedente (si guardi ad esempio alle differenze tra Ristori e Sostegni). E allora contemporaneamente alle lodi a Draghi, i partiti devono fare dei distinguo. Votare senza se e senza ma i provvedimenti del governo, ma poco dopo dire che su alcune cose non erano d’accordo. Si riafferma continuamente che la priorità è uscire dalla pandemia, ma poco dopo ognuno porta avanti i suoi cavalli di battaglia (diritti civili da un lato, lotta all’immigrazione dall’altro).

Consenso e buon senso, due strade diverse da cercare di tenere insieme con lo scotch, nell’attesa che la politica, speriamo, ritorni al suo primato naturale. Perché in fondo siamo in una democrazia. Bene le persone autorevoli che danno il loro contributo nel momento del bisogno, ma se ci affidiamo sempre al cavaliere bianco, abbiamo un grosso problema democratico.