L’orto sociale ‘Siamo al verde’ di via S. Zeno a Brescia nel racconto di una delle sue fondatrici Maria Bugatti.

 

Quella dell’orto sociale “Siamo al verde” nasce da una mia esperienza precedente nel 2014, quando insieme ad altri ragazzi avevo gestito, durante il periodo estivo, una malga legata all’Operazione Mato Grosso, nella zona delle dolomiti di Brenta. In seguito venimmo a sapere che da circa un anno la comunità di casa San Giuseppe per persone ex tossicodipendenti si era trasferita da Passirano a Brescia in via S. Zeno nella sede dov’è attualmente.

Si tratta di un progetto dove ci sono sia alcune suore Poverelle che volontari e che intendevano aprirsi di più al territorio. Ci fu dunque fatta la proposta di fare qualcosa legato alla natura all’interno di questo spazio che comprende in particolare anche un bellissimo parco molto vicino alla città, con l’idea di coinvolgere gli ospiti della comunità e allargare la proposta ad altre persone fragili che potessero coltivare e portarsi a casa gli ortaggi. L’idea iniziale è man mano cambiata nel tempo. All’inizio abbiamo fatto partire un piccolo percorso informativo di orticoltura aperto a tutti. Ci si trovava la sera, si parlava di alberi e coltivazioni. In seguito nacque l’orto. Il primo anno arrivarono molte persone soprattutto con disabilità più o meno gravi.

Nel secondo anno abbiamo aperto il progetto a diversi richiedenti asilo. Era il periodo in cui c’era il boom dell’accoglienza delle persone migranti. Avevamo contatti con due realtà: in stazione a Brescia c’erano due hotel in cui erano ospitati tantissimi ragazzi lasciati a loro stessi. Attraverso una operatrice che raccoglieva le storie di questi ragazzi, avevamo lanciato loro la proposta di venirci ad aiutare come volontari e si creò un gruppetto di 10-12 giovani per circa un anno che veniva una volta la settimana per darci una mano.

L’esperienza dell’orto oltre ad essere ‘sociale’ di per sé, è una occasione di incontro e integrazione tra diverse persone di diverse culture, estrazioni, capacità. È così che iniziammo a vendere, in forma di donazioni, gli ortaggi che coltivavamo e il ricavato serviva in parte a ricoprire le spese, in parte destinato ad altri progetti come quello che sovvenzionavamo in Perù, rivolto a ragazzi disabili a loro volta impegnati in un orto, o altri in giro per il mondo, ad esempio in Africa e Sud America. Ultimamente anche nel quartiere Scampia a Napoli stiamo sostenendo il progetto “L’Albero delle storie” con lo scrittore Davide Cerullo, che coinvolge bambini molto piccoli con le loro madri che vivono in situazioni di degrado in un ambiente mafioso tra pistole e spaccio. Cerullo ha vissuto situazioni di detenzione e di camorra e in seguito ha intrapreso un percorso di riabilitazione. A Scampia con i bambini ha creato una sorta di spazio di incontro in cui aiuta le madri a raccontare storie ai loro figli e a dare valore al gioco, alla bellezza. Di recente han creato una piccola fattoria con un asinello dove han ricavato un po’ di verde e farlo tra i palazzoni di Scampia è rivoluzionario!

Per quanto riguarda l’accesso e l’inserimento delle persone all’orto ‘Siamo al verde’, collaboriamo con diverse realtà. Da più di un anno facciam parte del progetto “Civica Dimora” con l’assessor Perlar che si occupa di persone senza dimora e che dà loro un compenso sotto forma di beni concreti, come per esempio la ricarica del telefono. Questo perché spesso si tratta di persone con dipendenze patologiche per cui dare loro soldi significherebbe incentivare l’abuso di alcol o droghe. Ciò permette anche di corresponsabilizzarli e avviare percorsi sociali di reinserimento e consapevolezza sui loro veri bisogni. Altre persone con fragilità psichiatriche provengono dai CPS (centri psicosociali) grazie a tirocini relazionali, con l’obiettivo di socializzare, incontrare persone, uscire di casa e a cui viene dato un compenso orario minimo. E poi ci sono altre persone che più informalmente, spesso in modo spontaneo, vengono inserite periodicamente nelle attività dell’orto.

Coltiviamo sostanzialmente ortaggi di stagione. Attualmente abbiamo due tunnel-serra autocostruiti recuperando pezzi di scarto che ci permettono di coltivare anche nei periodi più freddi perché non abbiamo serre riscaldate. E poi qualche ortaggio che viene da altre parti del mondo. Ad esempio l’okra che si consuma soprattutto in Africa; oppure l’amaranto di cui ci portò i semi una suora africana e così via, e notiamo che i nostri clienti li apprezzano molto.

La distribuzione e vendita degli ortaggi viene fatta il sabato mattina dalle 9 alle 12.  Per quanti fossero interessati a conoscere l’esperienza o a diventare volontari si può consultare la pagina Facebook ‘Siamo al verde Brescia’ o Instagram @siamo_al_verde oppure contattare direttamente Maria Bugatti alla mail: mariabugatti@libero.it