“Gino Strada arriva quando tutti scappano e mette in piedi ospedali di fortuna, spesso senza l’attrezzatura e le medicine necessarie, quando la guerra esplode nella sua lucida follia. Guerre che hanno un lungo strascico di sangue, quando pastori, bambini e donne vengono dilaniati dalle mine antiuomo disseminate per le rotte della transumanza, o quando raccolgono strani oggetti lanciati dagli elicotteri sui loro villaggi. I vecchi afgani li chiamano pappagalli verdi”

Così scrive Moni Ovadia nella prefazione al libro di Gino Strada “Pappagalli verdi, cronache di un chirurgo di guerra”, in cui Gino ci consegna le immagini più vivide, i ricordi più strazianti, le amarezze continue della sua esperienza di medico sugli scenari di guerra.

Nato il 21 aprile 1948 a Sesto San Giovanni, è morto lo scorso venerdì 13 agosto a Honfleur in Normandia. Aveva 73 anni e soffriva di problemi cardiaci. La Presidente di Emergency, Rossella Miccio, ha dichiarato: “Nessuno se lo aspettava. Siamo frastornati e addolorati. È una perdita enorme per il mondo intero. Ha fatto di tutto per rendere il mondo migliore”.

L’ONG, cui Gino aveva dato vita con la moglie Teresa Sarti nel 1994, ha costruito ospedali e posti di primo soccorso in 18 Paesi, curando circa 11 milioni di persone. Si era specializzato in chirurgia d’urgenza e nei trapianti di cuore e polmone, completando la sua formazione in Inghilterra, in Sud Africa e negli Stati Uniti. Fortemente determinato ad applicare la sua esperienza nella cura dei feriti di guerra, era impegnato con la Croce Rossa Internazionale di Ginevra, in Pakistan, Etiopia, Tailandia, Afghanistan, Perù, Gibuti, Somalia, Bosnia. Ed è qui che, insieme alla moglie e ad alcuni colleghi ed amici, decide di fondare Emergency, una organizzazione indipendente finalizzata a portare aiuto e sostegno medico alle vittime delle guerre e della povertà. Soleva ricordare che “i pazienti vengono sempre prima di tutto: quel che facciamo per loro, quel che possiamo fare con le nostre forze, è forse meno di una gocciolina nell’oceano. Ma resto dell’idea che è meglio che ci sia, quella gocciolina, perché se non ci fosse sarebbe peggio per tutti. Tutto qui. È un lavoro faticoso quello del chirurgo di guerra, ma per me, è anche un grande onore”.

Ultimamente, sulla attuale situazione in Afghanistan ha commentato: “Ho vissuto in Afghanistan 7 anni, ho visto aumentare il numero dei feriti e la violenza, mentre il Paese veniva divorato dalla insicurezza e dalla corruzione. Dicevamo, vent’anni fa, che questa guerra sarebbe stata un disastro per tutti. Oggi l’esito di quella oppressione è sotto i nostri occhi, un fallimento da ogni punto di vista”.

Il Presidente Mattarella ha sottolineato che “Gino Strada ha portato le ragioni della vita dove la guerra voleva imporre violenza e morte. Ha invocato le ragioni dell’umanità dove lo scontro cancellava ogni rispetto per le persone. La sua testimonianza, resa sino alla fine della sua vita, ha contribuito ad arricchire il patrimonio comune di valori, quali la solidarietà e l’altruismo. In coerenza con la nostra Costituzione, che ripudia la guerra, ha fatto di questa indicazione l’ispirazione delle azioni umanitarie sviluppate in Italia e all’estero”.

Anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha commentato la scomparsa di Gino: “Ha trascorso la sua vita sempre dalla parte degli ultimi, operando con professionalità, coraggio e umanità nelle zone più difficili del mondo”. Anche don Ciotti ha voluto ricordarlo, definendolo: “un caro amico, un lottatore, un uomo che ha vissuto per gli altri, consapevole che ogni vero bene è figlio del costruire giustizia”.

Strada lascia la figlia Cecilia, che non è riuscita a dare l’ultimo saluto al papà e che ha risposto con un unico messaggio alle tante persone che le hanno dimostrato la propria vicinanza: “Amici, come avete visto il mio papà non c’è più. Non posso rispondere ai vostri messaggi perché sono in mezzo al mare e abbiamo appena fatto un salvataggio. Ero qui a salvare vite; è quello che mi hanno insegnato mio padre e mia madre”.