Come Circolo Acli di Sant’Eufemia in questo anno e mezzo di pandemia ci siamo interrogati più volte su come continuare a essere presenti nella comunità a servizio delle persone e su come cercare di tenere i legami. Il tempo faticoso e complesso che con difficoltà stiamo cercando di lasciarci alle spalle ha sedimentato nelle persone e nelle comunità un senso diffuso di disagio e insicurezza. Percepiamo il futuro come incerto e rischiamo di abituarci a vivere in un mondo chiuso.

Il nostro tempo ha bisogno di cura e di bellezza.

Abbiamo bisogno di curarci e di curare.

Di curare le persone, le relazioni, la terra. Una cura a base di gratuità, tenerezza, incontro. Gratuità che si mette in movimento senza aspettarsi qualcosa in cambio, senza sperare di ottenere immediatamente un risultato.

Tenerezza: “l’amore che si fa vicino e concreto, un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani” (FT n.194).

Incontro: riavvicinarsi, ascoltarsi, provare a comprendersi, cercare punti di contatto,

Abbiamo bisogno di bellezza.

La bellezza e l’esperienza del bello sono capaci di modificare in meglio la nostra esistenza.

Dobbiamo insieme investire per permettere alla bellezza di abitare tra le nostre case, nelle strade e nelle piazze e alleggerire così il peso della situazione che stiamo vivendo. Una sfida di ogni comunità.

Come scriveva Peppino Impastato Bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vive la curiosità e lo stupore”.

Quindi cura e bellezza come segni concreti di speranza in questo tempo ancora segnato dall’incertezza,

Animati da queste riflessioni ci siamo fatti promotori del progetto “Per fare belle tutte le cose”.

Un progetto che abbiamo condiviso con altre realtà del quartiere perché siamo convinti che nessuno può “affrontare la vita da solo”, c’è bisogno di una comunità che si sostenga, che si aiuti, che guardi al futuro con speranza. Come ci ricorda papa Francesco nella Fratelli tutti “da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme”.

Con la Messa del Primo Maggio, celebrata nella bella cornice del frutteto sociale “Laudato si’” (già presentato negli scorsi anni sulle pagine di questa rivista) il progetto ha preso il via.

Tre le azioni messe in campo:

“Per fare tutto ci vuole un fiore” alcuni angoli del quartiere sono stati abbelliti con fiori, posizionando vasi, piccole fioriere, piantumando piccole parti delle aiuole sulla via centrale. Questa “fioritura” ha coinvolto una ventina di persone che con semplicità e gratuità si sono offerte per la cura e la manutenzione. Ricordandoci che per fare tutto ci vuole un fiore capiamo che tutte le cose sono collegate tra di loro e che bellezza, pace, armonia, simboleggiate dal fiore, sono fondamento per la costruzione di tutto;

il corner verde: nel centro del paese è stato allestito per tutto il mese di maggio un angolo ecologico con segni, messaggi, proposte, per ricordarci che tutti possiamo contribuire a promuovere e favorire nuovi stili di vita che rispettino l’ambiente, rinnovare le relazioni tra le persone e il creato. Uno spazio libero, informale, aperto nel quale imbattersi anche involontariamente;

dal frutteto al giardino aperto alla comunità: con la collaborazione del gruppo “Il filo d’Arianna” composto da donne di diversi paesi del mondo, delle maestre e degli alunni della Scuola Elementare “Marconi” e della Scuola Materna “G. Sega” sono state realizzate nello spazio del frutteto alcune aiuole fiorite e sono state posizionate quattro panchine per fare in modo che il frutteto diventi sempre più un “giardino” aperto alla comunità, che le cittadine e i cittadini di S.Eufemia sentano un po’ come loro casa. Uno spazio verde, a contatto con la natura, nel quale fermarsi, pensare, vivere occasioni d’incontro.

In collaborazione con le Botteghe di Sant’Eufemia si è lanciata infine la campagna “Adotta un albero” per sostenere la manutenzione del frutteto e la piantumazione di altre piante.

Un mondo più verde è un mondo migliore.

Bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vive la curiosità e lo stupore”.

(Peppino Impastato)