L’anno 2021 è caricato di molte nuove speranze, l’uscita dal Covid, la Next Generation EU, la ripresa economica, la revisione del sistema socio-sanitario e anche l’attuazione della Riforma del Terzo Settore. Quanto sarà in grado di dare contezza a queste aspettative lo vedremo a fine anno, quando tireremo le somme.
In questo articolo vogliamo “guardare” dentro quel settore definito in vari modi, da volontariato a non profit e che, con la Legge 106/16 e il Codice del Terzo Settore (D.Lgs. 117/17), ha trovato la giusta denominazione, oltre finalmente al riconoscimento istituzionale e Costituzionale, con la sentenza 131 della Corte Costituzionale per cui, oltre a Stato e Mercato, si struttura un terzo pilastro, il Terzo Settore. Ce n’era bisogno? Certo che sì. Gli esempi di ciò si sprecano, io semplifico e adotto quello della sedia o del tavolo; per stare in piedi 2 gambe non bastano, con la terza il sistema, tavolo o sedia che si vuole immaginare, sta in equilibrio. Stiamo parlando di un mondo costituito da quasi 360mila enti che complessivamente impiegano oltre 850mila lavoratori e più di 5milioni e mezzo di volontari. Un settore in continua crescita, come rileva l’ISTAT. La Riforma del Terzo Settore viene alla luce nel 2016 soprattutto grazie all’impegno e al lavoro del Viceministro Luigi Bobba, già Presidente nazionale delle Acli dal 1998 al 2006. La Legge 106/2016 ha l’obiettivo di “sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, ad elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona, a valorizzare il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa, in attuazione degli articoli 2, 3, 4, 9, 18 e 118 della Costituzione attraverso il riordino, la semplificazione della normativa di settore. Si vuole, in attuazione dei principi costituzionali, portare a unità e omogeneità una normativa che era diventata complessa e confusa e che trovava applicazione non solo con regole nazionali, ma anche regionali e provinciali. La Legge demandava l’attuazione all’emanazione di decreti in materia di codice civile, terzo settore, impresa sociale, servizio civile. Ad oggi, solo la revisione della disciplina del libro primo del codice civile in materia di associazioni, fondazioni e altre istituzioni di carattere privato senza scopo di lucro, non è stata emanata. A loro volta i decreti per portare “a regime” la Riforma necessitano di ulteriori atti, decreti, linee guida, circolari, provvedimenti, circa 42. Oggi siamo a metà strada, quest’anno, forse a breve, dovrebbe vedere la luce un tassello importante, forse determinante per l’impulso deciso di attuazione quale, il RUNTS Registro Unico Nazionale del Terzo Settore. Questo strumento dovrebbe innescare i decreti mancanti, ma soprattutto portare ad unità e uniformità il Settore, adottando un solo Registro nazionale, eliminando quelli locali. Per giungere a questo gli anni 2019 e 2020 hanno richiesto agli Enti di Terzo Settore (ETS) uno sforzo sia organizzativo che economico non indifferente per adeguare i propri statuti Codice del Terzo settore. Un altro aspetto atteso riguarda il regime fiscale applicato agli ETS che, per essere operativo deve trovare l’autorizzazione da parte dell’Unione Europea. Un elemento che allarga gli orizzonti nazionali, ci lega al grande progetto europeo e, sollecita la stessa UE a valorizzare e implementare un mondo che dovrà necessariamente trovare cittadinanza anche nelle politiche europee. Quale occasione, se non in un momento di grande investimento nell’Europa come l’attuale, che coglie nella Conferenza sul futuro dell’Europa, al via il 9 maggio – data oltremodo significativa – con l’obiettivo di dare ai cittadini, alla società civile, un ruolo più incisivo nel definire le politiche dell’UE.
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